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slogan

"Lascia che ti racconti di un posto da qualche parte su a New York dove la gente è allegra e passa la notte a ballare. Tutti si sentono meglio passando la notte a ballare."
Sam Cooke, "Twisting the Night Away"
 

Onryo-cover-300ONRYO, AVATAR DI MORTE 

Urania 1578 - Mondadori

Antologia a cura di Danilo Arona e Massimo Soumarè

Selezione e traduzioni di Massimo Soumarè

Annotazioni di Danilo Arona e Massimo Soumarè

Gli onryo vengono da lontano. Come ha volgarizzato il serial di Takashi Shimizu Ju-On, così si chiamano infatti quegli spiriti spaventosi e malefici che, al momento del trapasso, sono persone in preda a rabbia e a rancore e che esprimono la loro presenza nell'Aldiqua con lo sterminio dei vivi, animati – insomma, si fa per dire...- da un furioso, cieco e animalesco desiderio di vendetta.

I feroci onryo sono quasi sempre donne che tornano da "questa parte" per vendicarsi della loro morte ingiusta e solitamente violenta. Il sottotesto sociologico è certo interessante:. se in vita la componente femminile è fragile e indifesa, con la morte essa acquista un potere terribile e una crudeltà senza limiti cui è difficile sfuggire. Ancora oggi, purtroppo, il dato è di attualità e segna l'incontro tra il mondo antico e la modernità.

Laddove il «J-horror» si connota metalinguisticamente in rottura col passato, è proprio nell'esibizione tecnologica, che crea uno strano e inquietante connubio tra antichità e presente, tra racconto orale e gadget futuribili (chi potrebbe avere paura di una televisione, di un cellulare e di un computer?). Come scrisse Edoardo Rosati qualche anno fa, nel «J- horror» il Diverso è come la scabbia, perché s'insedia malevolmente nella pelle del Reale con i suoi turpi cunicoli. Ma la pelle del Reale oggi è composta di acciaio, metallo, duralluminio, tubi catodici e pixel: ed è qui che si espande e si sublima il concetto di obake, termine generico giapponese usato in riferimento al mondi del soprannaturale. Termine di per sé neutro, non necessariamente negativo, ma che in realtà significa "trasformazione", quindi qualcosa che mostra un'alterazione rispetto alla norma, qualcosa che sfugge alle certezze con le quali tentiamo di far quadrare la nostra percezione della realtà. Un qualcosa che entra nelle cellule e nella rassicurante fisicità contemporanea. E di cui ci accorgiamo solo in parte. Questa è vera paura.

Dodici racconti per non dormire. Le tradizioni spettrali di Giappone e Italia per la prima volta nella storia della letteratura a confronto diretto.

SOMMARIO

  • La voce del cadavere di Masako Bando
  • Antracite di Alessandro Defilippi
  • Il caso del bagno pubblico Odoro di Masahiko Inoue
  • Fobia di Samuel Marolla
  • Una storia vera di Nanami Kamon
  • Barocco Kaidan di Massimo Soumaré
  • La madre del kudan di Sakyo Komatsu
  • Il cacciatore di figli posseduti di Stefano Di Marino
  • Chiarore lunare di Hiroko Minagawa
  • Vale va bene di Danilo Arona
  • Paura dal monte degli Dei di Yoshiki Shibata
  • La donna dai capelli ramati di Angelo Marenzana

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