Danilo Arona
L’OMBRA DEL DIO ALATO
Tropea Editore (2003)


  Il dio alato è Pazuzu, una figura mitologica dell’antica Mesopotamia (IX-VIII secolo a.C.), un demone, temuto e venerato dal popolo, raffigurato con testa tozza e deforme, occhi sporgenti, con quattro ali che a volte sono effigiate come quelle dell’aquila e in altre immagini come ali da pipistrello, il corpo al contempo umano e rettiloide ricoperto di piume e di scaglie, artigli taglienti alle mani e ai piedi, la coda di uno scorpione in grado d’inoculare il tifo ed il pene con la testa di serpente sovrastante decomposti genitali. E’ più grande di un toro ed è la personificazione del vento di sud-ovest, “signore dei demoni del vento malefico”, che porta la tempesta, la febbre, il freddo e non poche malattie, nonché l’espressione simbolica più appropriata di una visione del mondo, dolorosamente sconnessa, rigurgitante di divinità ostili da placare e da tenere a bada. E’ stato chiamato anche “Colui che reca la pestilenza”. Pazuzu è la figura-chiave dell’indagine intrapresa in questo libro che, sulla scia di altri celebri best-sellers dedicati agli “antichi misteri” (quelle discipline non convenzionali che vanno dalla cosiddetta “archeologia dei misteri” alla clipeologia, dall’esobiologia -lo studio su eventuali vite aliene - alla criptozoologia - animali inesistenti o “superstiti”-, con frequentissime puntate in limitrofi quanto immensi territori che si nutrono di archeoastronomia, ufologia, paranormale, esoterismo, mito e religioni, complottismo e storie segrete e/o alternative), ipotizza che l’uomo possa discendere da antichissimi Dei, esseri extraterrestri atterrati sul nostro pianeta milioni di anni fa, forse per rifornirsi di metalli indispensabili alla loro esistenza. Questi individui immensamente superiori, di cui esistono soprattutto in Mesopotamia (l’odierno e, quanto mai, “vissuto” Iraq) svariate testimonianze archeologiche, forse crearono con la loro ingegneria genetica, per mezzo di molteplici ibridazioni, un grande numero di esseri, angelici e demoniaci, nonché l’Homo Sapiens.
Pazuzu è forse l’archetipo più antico e più genuino di quell’intimo terrore collettivo che chiamiamo “demonio”. Ma, se Pazuzu non è soltanto un’illusione mitologica, allora le sinergie con la sua “origine” e la sua “presenza” durante i secoli, dagli albori del mondo ai giorni nostri, diventano quanto mai interessanti e inquietanti. Perché molti “fatti” dimostrano, forse oggi più che mai, che esiste, un luogo non visibile e non raggiungibile dagli umani sensi in cui Pazuzu e altri ibridi creati dai progenitori alieni sarebbero tuttora presenti. Da questo “territorio”, Pazuzu e i suoi “simili” possono però interagire con la nostra dimensione, attraverso vere e proprie manifestazioni, misteriosamente “attivate” da oggetti quali feticci e amuleti, o tramite apparenti episodi di apparente possessione cosiddetta diabolica, la più famosa delle quali resta quella fittizia raccontata da William Peter Blatty ne L’esorcista.

 


 
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